Possono verificarsi per cause esterne: un incidente, una caduta, oppure anche per traumi dovuti alla masticazione: classiche sono quelle del nocciolo d’oliva inaspettato, altre ancora causate da “parafunzioni incontrollate” ovvero in quelle persone che tendono a serrare, a stringere i denti.
Possiamo distinguere le fratture in fratture coronali e fratture radicolari, sebbene questa distinzione non sia netta e di seguito vedremo il perchè.
Le prime, le coronali, sono le più frequenti e spesso si risolvono con la ricostruzione della parte fratturata, possono accadere su denti vitali, integri o più spesso già otturati, oppure su denti devitalizzati (caso più frequente). In quest’ultima situazione però la frattura può estendersi verticalmente alla radice al punto tale da rendere l’elemento irrecuperabile.
Se la frattura avviene entro una certa distanza dall’osso, attraverso interventi chiamati di “allungamento di corona clinica” si possono ripristinare le condizioni per il recupero del dente.
La seconda tipologia di fratture è la frattura verticale, che allo stato attuale, nonostante siano in atto sperimentazioni sulla riparazione delle fratture verticali, rende il dente il più delle volte da estrarre.
I denti trattati endodonticamente, devitalizzati in modo corretto, sono elementi che vengono indeboliti nella loro integrità strutturale e spesso, nei settori posteriori, andrebbero ricostruiti con dei restauri che ne coprissero le cuspidi (intarsi o corone) per salvaguardarne l’integrità sotto i carichi occlusali. Questa è una buona abitudine soprattutto in quei casi di elementi già gravemente distrutti da processi cariosi o già ampiamente ricostruiti da precedenti otturazioni. Il non coprire le cuspidi di tali elementi espone al rischio di frattura radicolare che, se avviene in modo verticale può costringere alla perdita del dente.
Un’altra tipologia di frattura è quella orizzontale che può avvenire a più livelli e seconda del livello in cui si verifica può richiedere determinati interventi come l’estrusione ortodontica della radice, la semplice ricostruzione o la perdita dell’elemento.
Purtroppo, come spesso accade in medicina, le situazioni non sono sempre chiare e definite, per cui capita di trovarsi di fronte a situazioni ibride o sospette, come nel caso di crepe che a più livelli inducono il sospetto di una frattura senza darne l’evidenza oggettiva. Sono quelle situazioni che spesso richiedono atteggiamenti prudenziali di osservazione, di utilizzo di tecniche adesive o di coperture preventive per cautelarsi dalla progressione di una possibile frattura non diagnosticabile con certezza.
Queste sono le situazioni che meglio vanno valutate anche attraverso la consapevolezza del Paziente, che può ritrovarsi a dover affrontare delle terapie con le relative spese senza la certezza di riuscire a mantenere l’elemento.