La prima fase della malattia parodontale spesso è la gengivite, ovvero l’arrossamento della gengiva marginale con edema, ingrossamento gengivale e sanguinamento al sondaggio. Se diagnosticata e trattata può essere completamente reversibile.
La diagnosi viene fatta attraverso l’anamnesi (il paziente lamenta sanguinamento delle gengive) e con l’esame obiettivo, il dentista rileva rossore e gonfiore delle gengive e la conferma è data dal sanguinamento al sondaggio. Ovvero infilando delicatamente una sonda nei solchi gengivali questi sanguinano immediatamente.
Le parodontiti sono invece quelle patologie caratterizzate dalla distruzione dei tessuti di sostegno del dente e nella maggior parte dei casi sono irreversibili (cioè quello che è andato perso non si rigenera).
Le parodontiti sono caratterizzate dalla perdita di attacco e di osso, dalla formazione di tasche e in alcuni casi di recessioni.
La diagnosi viene fatta attraverso il sondaggio, l’esame clinico e quello radiografico.
Vi sono vari tipi di parodontite, da quella prepuberale, giovanile, ulcero necrotica, dell’adulto a quella refrattaria.
Spesso la malattia parodontale è asintomatica, non dà dolore. Gonfiori e ascessi si manifestano quando la situazione è ormai grave.
È determinante che la diagnosi sia accurata, la terapia iniziale immediata (rimozione del tartaro e igiene con sedute di curettage e levigature radicolari, se necessarie) la motivazione e l’informazione del paziente completa e monitorata e l’evoluzione deve essere costantemente controllata nel tempo.
Se trascurata o non diagnosticata la malattia parodontale può determinare la perdita degli elementi dentari anche in tempi estremamente rapidi.
La malattia parodontale causa oltre alla perdita dell’attacco anche la perdita dell’osso e compromettere, dopo la perdita dell’elemento dentario, anche la possibilità di inserire degli impianti.