Quando ciò avviene si può tentare un intervento chiamato di “incappucciamento diretto”: un particolare materiale (MTA mineraltrioxide aggregate) viene posto sulla scopertura pulpare e successivamente viene applicata un’otturazione provvisoria per almeno 48 ore.
Se la polpa era sana e non già infetta, reagisce e da luogo ad una chiusura naturale del danno, il dente mantiene la sua vitalità e può essere otturato senza devitalizzazione.
Mantenere la polpa significa mantenere un dente più integro con il suo apparato vascolare interno ancora funzionante, che, nella vita dell’individuo, irrora il dente idratandolo e funge da campanello d’allarme per eventuali attacchi esterni.
Questi interventi hanno prognosi migliore (probabilità di successo) tanto più un dente è giovane e ha una polpa ancora sana e reattiva (dai 6 ai 20 anni).
Più l’età aumenta, più aumentano i danni subiti dall’elemento e più diminuiscono le probabilità di successo. Nel qual caso il dente può o cominciare a far male, oppure andare in necrosi. In entrambe i casi diventa indispensabile la terapia endodontica (devitalizzazione).
I denti che hanno subito un incappucciamento devono comunque essere monitorati nel tempo. Le reazioni pulpari (infiammazione o necrosi) possono avvenire anche a distanza di molti anni.