Allungamento di corona clinica

Un intervento parodontale abbastanza frequente è “l’allungamento di corona clinica”.

 

Esso non viene eseguito in seguito a malattia parodontale bensì in seguito a fratture profonde della corona o per carie destruenti che interessano le superfici radicolari. E’ una terapia atta a modificare il sostegno parodontale dell’elemento interessato e per questo fa parte del capitolo degli interventi parodontali.  Quando il margine sano di un dente è al di sotto della gengiva, magari in stretta vicinanza con l’osso, non è possibile procedere alla sua ricostruzione prima di avere ripristinato quello che in letteratura viene definita “ampiezza biologica”(l’osso deve sempre essere distante da qualsiasi ricostruzione almeno 2 mm. circa altrimenti si crea infiammazione con edema, recessioni o tasche).

Quando una carie o una frattura arrivano in prossimità dell’osso diventa necessario abbassare l’osso stesso in modo da ricreare l’ampiezza biologica.

 

Previa anestesia locale si esegue un lembo a tutto spessore nella gengiva e si espone l’osso intorno al dente interessato e spesso anche sui 2 denti adiacenti. L’osso con una fresa e abbondante irrigazione viene rimodellato mantenendo la forma e l’anatomia corretta, ma viene riposizionato apicalmente a 3-4 mm dal margine sano. Il lembo viene poi riposizionato e suturato in modo da mantenere questa posizione apicale.

 

I tessuti tendono a ricrescere, per questo vanno rimossi in eccesso, in un tempo medio che varia tra 4 ed i 6 mesi raggiungono la loro completa maturazione e posizione definitiva.

 

L’allungamento di corona clinica viene eseguito anche quando si deve protesizzare un dente particolarmente corto che non offre sufficienti garanzie di ritenzione ad una corona che potrebbe andare incontro a scementazione.