La protesi mobile completa

Quando un’arcata è totalmente edentula (senza denti) e non si vuole o non si può considerare una soluzione implantare, la soluzione è rappresentata da una protesi rimovibile dal paziente che sostituisca tutti i denti mancanti.

Per l’arcata superiore viene realizzata una placca in resina che copre il palato e le zone lasciate libere dai denti persi.
 
Se l’impronta dei tessuti, delle inserzioni muscolari e dei frenuli viene rilevata e sviluppata correttamente è possibile avere un manufatto stabile e confortevole, che non richiede polveri o paste adesive per stare immobile anche durante la masticazione.
 
La protesi mobile ha sempre un impatto psicologico con il neo-portatore. Ci si deve abituare a portarla, si deve abituare la lingua e la muscolatura alla presenza della protesi, all’ingombro dei denti magari mancanti da lungo tempo. 
La stessa salivazione nei primi tempi è stimolata ed aumenta, la fonetica richiede un periodo di adeguamento, la percezione dei sapori e della temperatura cambia lievemente.
Non in ultimo ci si deve abituare alla presenza di una protesi da mettere e togliere, da pulire e da tenere sempre in acqua quando non è in bocca. E’ necessario superare lo sconforto, la sensazione d’invecchiamento e di handicap che nei primi tempi inevitabilmente si crea.
 

 

 

Per l’arcata inferiore l’estensione della protesi non può essere ampia per la presenza della lingua e delle inserzioni dei frenuli e dei muscoli e nonostante si cerchi di usare tutti gli spazi possibili la stabilità non è mai come quella dell’arcata superiore, per cui diventa spesso necessario ricorrere a degli ancoraggi al di sotto della protesi.
 
Quando è possibile mantenere delle radici si creano degli ancoraggi tramite cappe radicolari e attacchi (overdenture) per una protesi completa, quando mancano tutti i denti o le radici residue non sono utilizzabili è necessario inserire degli impianti che con gli appositi attacchi conferiscano la corretta stabilità e ritenzione.
 
Quando le due arcate vengono protesizzate in contemporanea si ha la miglior possibilità di ripristino della corretta dimensione verticale, estetica e fonetica.
 
Nel tempo le mucose e l’osso sottostante si modificano, certe zone vanno incontro a dei riassorbimenti e si creano degli spazi al di sotto delle protesi sia complete che parziali.
Questi spazi, sebbene non sempre percepiti dai Pazienti, sono estremamente dannosi, sia per la stabilità della protesi che per quella dei denti residui, se presenti.
 
E’ indispensabile che ogni 1 o 2 anni si proceda alla ribasatura della protesi. Si rileva una nuova impronta ed il laboratorio provvede, nel giro di 24/36 ore, a colmare lo spazio tra i tessuti e la protesi. 
 
Mantenere un buon appoggio mucoso significa migliorare il confort, la ritenzione, la stabilità e soprattutto far durare negli anni il manufatto, riducendo il numero dei rifacimenti, nonché la perdita degli elementi dentari nel caso di protesi scheletrata.
 
Qualsiasi manufatto protesico richiede manutenzione.
 
Una domiciliare fatta dal Paziente, con spazzolini appositi: dopo ogni pasto usando il detersivo per i piatti è necessario spazzolare bene i denti i colletti ed anche le zone delle selle edentule (sotto i denti) per rimuover placca, detriti alimentari e batteri. La protesi quando non è in bocca va sempre tenuta in acqua, che deve essere sostituita giornalmente. Ogni 7/10 giorni è bene usare una pastiglia sciolta nell’acqua che sprigioni ossigeno per la disinfezione.
 
Una manutenzione professionale fatta in studio che valuti la necessità di ribasature, che rimuova l’eventuale tartaro, che individui eventuali crepe, fratture o qualsiasi necessità di riparazione e che la mantenga lucida e quindi meno ritentiva per placca e batteri. Questo tipo di controllo e manutenzione è consigliato ogni 10/12 mesi.